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Moby Prince, il mistero dell’indagine parallela del broker assicurativo di Londra

Moby Prince, il mistero dell’indagine parallela del broker assicurativo di Londra

Moby Prince, il mistero dell’indagine parallela del broker assicurativo di Londra
Apr 10, 2021 3 mins, 43 secs

TRENT'ANNI DOPO - Un documento della Charles Taylor & Company di Londra riporta un rapporto commissionato a una società di investigazione americana.

Nell'atto si dà conto delle testimonianze degli ufficiali del cargo Margaret Lykes, che la sera del disastro di Livorno del 1991 era partita poco prima della collisione.

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Ma mentre in questi anni alcuni pezzi della ricostruzione della strage del Moby Prince, di cui ricorrono oggi i trent’anni, sembrano essere tornati al proprio posto, tra i vari punti ancora oscuri resta quello che gira intorno al vortice delle compagnie assicurative delle navi coinvolte – il Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo contro la quale il traghetto finì – che trovarono un accordo in tempi record, poco più di due mesi dopo, come ha ricostruito la commissione d’inchiesta del Senato che ha concluso i suoi lavori nel 2018.

Arriva dagli archivi del tribunale di Livorno: non ha alcuna data di acquisizione da parte della Procura benché sia stato trasmesso nel maggio 1991 – come si deduce da una dicitura alta tipica delle comunicazioni via fax dell’epoca – dalla stessa Charles Taylor & Company.

L’atto riporta le dichiarazioni rese il giorno prima a Galveston, Texas, dal comandante e dal primo ufficiale della Margaret Lykes, una nave cargo Usa partita da Livorno prima della collisione tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo?

Il comandante della Margaret Lykes Jerome Gaspard e il primo ufficiale Lloyd Hambley spiegano agli investigatori privati che la nave la sera dell’incidente aveva lasciato il porto con rotta verso sud, e intorno alle 21.40, a circa 7 miglia e mezzo dalla diga dello scalo toscano, videro sì un banco di nebbia basso, ma anche che questo permetteva di vedere le luci dell’isola della Gorgona ad oltre 18 chilometri di distanza.

E’ a questo punto, raccontano Gaspard e Hambley, che con la loro nave furono obbligati a una manovra per evitare la collisione con una nave non identificata, diretta da sud verso il porto di Livorno, quindi in direzione contraria alla rotta del Moby Prince.

Tramite alcune comunicazioni radio – acquisite dal nastro magnetico delle Poste su cui furono registrati i canali di emergenza in mare la notte della strage del Moby – sappiamo che tra questa nave senza nome e la Margaret Lykes ci furono delle comunicazioni per evitare la collisione, non descritte dal comandante e dal primo ufficiale durante i colloqui con gli investigatori privati statunitensi che mandarono il rapporto alla Charles Taylor & Company.

In queste conversazioni a distanza il comandante della nave in rotta di collisione non si qualificò mai col nome della propria nave gestendo il dialogo con un inglese viziato da una inflessione apparentemente greca.

Perché la Charles Taylor & Company – l’agenzia che incarica gli investigatori privati – è comparsa in questa storia solo un’altra volta, tre anni fa, e sempre grazie al lavoro di ricerca della Guardia di Finanza per conto della commissione d’inchiesta del Senato.

Fu allora che tornò alla luce l’atto dell’accordo siglato a Genova il 18 giugno 1991, quando il dipendente della Charles Taylor, Charles Mawdsley, in un tempo record (solo due mesi e 8 giorni dopo l’incidente), riuscì nell’impresa di mettere allo stesso tavolo tutte le aziende coinvolte nonostante le responsabilità (tra nave investita e nave investitrice) fossero ancora tutte da chiarire.

Il maxi-accordo viene definito per iscritto: a pagare i risarcimenti oltre ogni limite di legge dell’epoca sarebbe stata la The Standard Steamship Owners Protection and Indemnity, compagnia assicurativa con sede alle Bermuda, che aveva firmato un contratto con la Moby – stando alla versione della compagnia – dal 20 marzo, cioè venti giorni prima il disastro.

Tra le anomalie dell’accordo si aggiunge il fatto che né l’assicuratore bermudiano né l’agenzia broker londinese parteciparono ad alcun interrogatorio a Livorno – come invece fecero gli altri assicuratori delle navi coinvolte nell’incidente – ma, stando al documento ritrovato, è successo che al contrario il broker ha attivato questa indagine tutta americana sul Margaret Lykes e sulla sua scongiurata collisione con una nave senza nome che stava andando verso Livorno con una tale fretta da rischiare un incidente, proprio mentre il Moby Prince stava lasciando il suo porto in una rotta simile, benché contraria.

Cosa avesse di così speciale a fini assicurativi quella testimonianza resta da scoprire al pari del resto delle altre attività della Charles Taylor & Company sul caso Moby Prince e ancora mai acquisite da nessuna autorità italiana.

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